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Cucinalkemika. Laboratorio di pensieri tramutati in cibo

Blogger 301 Redirect Plugin Cucinalkemika. Laboratorio di pensieri tramutati in cibo : 01/12/09 - 01/01/10

15 dicembre 2009

Marmellata di arance



Non potevo non dedicare un post alla regina dell'inverno: l'arancia! Sarà il suo colore, sarà quel profumo inebriante, sarà la sua forma sferica... come la perfezione fatta frutto... io non riesco a resistere al suo richiamo. Ultimamente mi attrae la marmellata, ne sto facendo di tutti i gusti, ultimamente conservo per ritrovare. Conservo per ricordare l'emozione che provo davanti ad un colore, davanti ad un profumo, davanti ad un'idea. In quel lampo realizzo l'alchimia degli ingredienti che si abbracciano, che si sposano, che si trasformano per diventare altro. Con loro mi trasformo anche io. Con gli ingredienti e con la cucina, a fuoco lento, al forno, nella pentola, col mixer, con tutti gli attrezzi che necessitano nel determinato lavoro, io cresco e mi trasformo. Divengo altro da me. Divento una persona migliore perchè mi sembra di poter trasformare le pietre in oro con la sola forza della determinazione.

Alla forza di cambiare, una marmellata che racchiude il colore dell'energia in mutamento.

Marmellata di arance

500 gr di arance (già sbucciate e pelate a vivo)
1 limone (già sbucciato e pelato a vivo)
350 gr di zucchero
1 carota
60 gr di scorza di arancia e limone (solo la parte colorata, senza la parte bianca che è amara)

Taglia a pezzetti le arance e il limone pelati a vivo, (togli i semi eventuali, aggiungi lo zucchero, la carota pulita a pezzetti e le scorzette. Frulla il tutto in un mixer e versa in una casseruola con doppio fondo. Fai cuocere per circa mezz'ora e se la consistenza non ti piace, prosegui per altri 10 minuti. Versa nei barattoli sterilizzati e chiudi ermeticamente.
Conserva in frigo una volta aperta.

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24 novembre 2009

Almond cake


Ieri sera ero in casa da sola con Viola. In tv c'era un film stupendo, "Sapori e dissapori" [per chi non l'avesse visto è la storia di una chef che si divide tra vita privata e lavoro trovando l'amore e stravolgendo la sua vita organizzata e metodica] e sono riuscita a rimanere incollata al televisore come non facevo non so più da quanto tempo. La luce soffusa, i giochi spersi tra il divano e il tavolo, Viola mi chiedeva di mostrarle continuamente le immagini dei suoi libri preferiti: La notte di Natale, Le avventure di Teddy al polo nord e Alla ricerca di Babbo Natale. Quando il film volgeva al termine finalmente la birichina ha cominciato a mostrare segni di stanchezza... indovinate? Mi ha fatto un regalo davvero speciale, mi ha abbracciata e mentre diceva "mamma" sottovoce si è addormentata. Non so descrivervi che emozione ho provato! Viola non vuole essere mai cullata, respinge chiunque, semmai si organizza da sola nel suo letto o dovunque si trovi (anche per terra) si sdraia e dopo poco si addormenta. Addormentarsi in braccio è davvero un privilegio che ti concede raramente. Sentire il suo morbido pigiama, il suo respiro lieve mi ha fatto tornare indietro nel tempo, mi sembrava quasi di ricordare quando anche io potevo concedermi questi abbracci morbidi e rilassanti di mia mamma. Sono andata a letto avvolta da quella dolcissima sensazione e ancora adesso che ne sono piacevolmente ammaliata ho cercato di trasferirla in questa morbida e burrosa ricetta, la torta alle mandorle con crema al burro.

Alla mia maternità dedico questa torta davvero morbida e avvolgente, come un abbraccio d'amore.

E con questa ricetta partecipo al contest di Un tocco di zenzero

IL CONTEST PIU'MORBIDO DEL WEB





ALMOND CAKE = TORTA ALLE MANDORLE CON CREMA AL BURRO

6 uova
250 g di zucchero
200 g di mandorle tritate finemente
50g di farina
200g di burro
Una confezione di budino alle mandorle
50g di mandorle a lamelle
sale


Separate tuorli e albumi e montate a neve questi ultimi aggiungendo un pizzico di sale. Quando cominciano a diventare consistenti, unite poco alla volta metà dello zucchero. Lavorate il tutto fino ad ottenere un composto lucido e sodo.
Mescolando lentamente unite la farina e le mandorle. Foderate di carta da forno uno stampo e rovesciatevi il composto livellando la superficie.
Cuocete in forno già caldo a 190° per circa mezz'ora e lasciate raffreddare.
Fondete il burro a bagnomaria e lasciando sul fuoco (a fiamma bassissima) unite i tuorli, l'altra metà dello zucchero e il budino in polvere.
Mescolate con un cucchiaio fino ad ottenere una crema liscia.
Togliete dal bagnomaria e lasciatela raffreddare coperta.
Trasferitela in frigorifero per un'ora o finché non si è rassodata.
Sformate la base della torta e tagliatela a metà orizzontalmente, farcitela con un terzo della crema. Copritela con la crema rimasta.
Livellate con una spatola e cospargete con le mandorle a lamelle sia la superficie che le parti laterali.
Tenete in frigorifero almeno un'ora prima di servire.

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10 novembre 2009

Tortino al vino rosso


Ultimamente mi rimane più facile trovare nuovi amici in rete piuttosto che nei luoghi che frequento di più. Fortunatamente queste persone diventano reali, amici con i quali prendere un caffè, scambiarsi idee, ascoltare la loro voce, guardare i loro occhi, pranzare e camminare anche sotto la pioggia autunnale. Dopo la conoscenza di ROBERTA_FILAVA_FILAVA e la collaborazione lavorativa che ne è nata per l'istituto di cultura dove lavoro (vedi l'altro blog di Roberta LE SCARPINE DI SVEVA dove ne parla) ho trovato bellissimo scoprire che le distanze in rete non esistono, ma a volte la fortuna ce le avvicina anche nella realtà.

Dopo la stupenda esperienza di amicizia con Roberta, che è solo agli inizi, ho conosciuto e apprezzato un ragazzo di nome Alessandro che ha idee creative da vendere...questa volta in ambito culinario! Il locale della sua famiglia, LA CANTINA DI JOZZ, molto conosciuto a Pescara, si trova proprio di fronte il mio ufficio. E' proprio il caso di dire Tutte le strade portano a... via delle Caserme?

LA CANTINA DI JOZZ
si presenta così:
Ingredienti rigorosamente a km zero. Il meglio dei vini abruzzesi. Ricette fuse con la mitologia contadina. Una finestra sull’arte locale contemporanea. Questa è la “rabbiosa” Weltanschauung che Jozz impone al suo ristorante fondato nel 1976.

Incredibile di questi tempi, eppure io la sposo in pieno! Non c'è nulla di meglio che scegliere con cura gli ingredienti, mantenendo stretti i legami con la propria terra. Jozz infatti si rifà ad una precisa scelta che si può sintetizzare così: Km zero vuol dire sostenibilità ambientale, valorizzazione del territorio locale, resistenza razionale alla globalizzazione dell’industria alimentare...
e se avete voglia di leggere come è nata questa filosofia alimentare andate qui.

A loro ho dedicato questa ricetta, il tortino al vino rosso, riassumendo la selezionatissima carta dei vini e la filosofia KM ZERO. Per la realizzazione di questo dolce ho scelto un vino del mio paese, Ortona, lo YUME Montepulciano d'Abruzzo della Caldora Vini annata 2005.
Questo vino rosso è prodotto da un vitigno delle terre del SOGGIORNO PROPOSTA, una comunità di recupero per tossicdipendenti, alla quale sono molto legata perchè un po' di anni fa con altri amici andavo a prestare servizio di volontariato e condividevo con quei ragazzi dei momenti di preghiera, incontro e cucina unici.
Vi recito cosa dice l'etichetta:
In un punto in cui il massiccio montuoso della Maiella declina fin quasi a lambire il mare Adriatico, le condizioni per realizzare un grande vino c'erano tutte. Per il nome abbiamo pensato alla parola giapponese YUME che significa SOGNO. La nostra speranza è che i successi di questo vino robusto e generoso, possano richiamare i successi di tanti giovani che vivono la realtà del SOGGIORNO PROPOSTA, impegnati ancora in campagne da vincere, ma soprattutto pieni di sogni da realizzare.


Un vino fatto a due passi da casa mia, nuovi amici trovati a quattro passi da casa mia, perchè la condivisione, in rete e non, oggi è tutto.

TORTINO AL VINO ROSSO:
(per 8 pz)

35 gr di cacao amaro
100 gr di olio di oliva
50 gr di vino rosso
150 gr di zucchero a velo
2 uova
50 gr di farina di mandorle
80 gr di farina 00
mezza bustina di lievito per dolci

In un pentolino unite cacao, olio, vino rosso e zucchero a velo e portate sul fuoco a fiamma bassa. NON DEVE BOLLIRE. Quando si è amalgamato il composto, togliete dal fuoco e fate raffreddare. Una volta freddo unite le uova, la farina di mandorle e la farina 00. Aggiungete il lievito, versate nei pirottini o negli stampini imburrati e infarinati e infornate a 200° per 20 minuti.

Servite con la crema al vino rosso ottenuta con:
35 gr di cacao amaro
50 gr di vino rosso
150 gr di zucchero a velo
In un pentolino unite cacao, vino rosso e zucchero a velo e portate sul fuoco a fiamma bassa. NON DEVE BOLLIRE. Quando si è amalgamato il composto, togliete dal fuoco e fate raffreddare.

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20 ottobre 2009

Crema di nocciole [Nutella fatta in casa]


Non l'avrei mai detto...mia mamma è la mia prima fan! Dopo anni di critiche e giudizi ho notato da poco che quando la invito a pranzo o a cena a casa nostra è solita dire ad alta voce BRAVA, BUONISSIMO, OTTIMO! A cosa sarà dovuto? Forse in quell'istante in cui assaggia il cibo pensa che finalmente non ha dovuto far da mangiare e si è riposata e trasferisce questa gioia nei commenti positivi a mio vantaggio...?! ma che dici! Forse è migliorato il nostro rapporto. Da quando è nata Viola (notate che uso sempre questa frase, mi è difficile dire "da quando sono diventata mamma" = quest'ultima parola quando la penso/pronuncio stride e potrei scrivere un intero post sull'argomento, ma lasciamo stare) sono diventata più diretta e sincera. Ho notato che quando le espongo il mio pensiero, i miei dubbi o semplicemente le racconto parte della mia giornata finalmente non mi interrompe parlandomi dei suoi problemi, ma magicamente mi sta a sentire e mi da anche consigli. Sono sicura che se leggesse queste cose mi direbbe dal suo punto di vista che ha sempre fatto così, che mi ha sempre sostenuta e di consigli me ne ha dispensati anche troppi... E' fatta così, punti di vista. d'altronde una rondine non fa primavera, come un giudizio positivo non cancella 33 anni di critiche.

Vi ho lasciati per troppo tempo, volevo farmi perdonare con un ritorno dolce dolce, meglio di questa crema spalmabile amabile non ho trovato.

CREMA DI NOCCIOLE (NUTELLA FATTA IN CASA)

• 60 gr. di nocciole spellate e tostate
• 100 gr. di cioccolato fondente
• 70 gr. di burro
• 100 gr. di zucchero
• 100 gr. di latte

Mettere lo zucchero, le nocciole e il cioccolato nel frullatore e riducete tutto in polvere. Versate in un pentolino aggiungendo il burro e il latte e mescolate bene su fuoco bassissimo. Girate per 2/3 minuti [non deve bollire!]. La NUTELLA è pronta! Versate in un vasetto di vetro e lasciarla raffreddare. Conservate in frigorifero

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22 settembre 2009

Una montagna di dolcezze


E' proprio quello che ho realizzato per il primo compleanno di Viola: una vera e propria montagna di squisitezze. Qui vi mostro una piccola parte del reparto dolci...ho trascorso interi pomeriggi in cucina, ma ne è valsa la pena perchè poi mi sono goduta la festa assieme alla piccola festeggiata, Andrea e tutti gli invitati. Non so quanti di voi facciano ancora le feste di compleanno in casa. Io conservo un ricordo ancora vivo di quelle che organizzavamo da bambini in casa dei miei o in quelle dei nostri amici. Bastava davvero poco: un po' di musica nel giradischi, i dolci, i piatti colorati e gli scherzi e le risate tra di noi. Non cambierei le feste in casa con nessun altro posto al mondo. Anche se questo significa lavorare molto per preparare e per poi rimettere a posto ogni cosa naturalmente incastrandolo nel quotidiano delirio. Non rinuncerei mai a quella autentica sensazione di appagamento di quando chiudi la porta mentre accenni ancora un saluto all'ultimo invitato che se ne va. Ti senti vuota e felice. Ed è bellissimo sentire poi per tutta la settimana, le voci della gente che risuonano ancora tra le mura di casa tua.

Per la tua prima festa.

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13 settembre 2009

BACI PER UN ANNO SPECIALE


AUGURI CUCINALKEMIKA! E' il tuo primo compleanno! Per festeggiare non potevo che farlo con il ritorno del cioccolato! Un anno è trascorso, è volato, quello che era iniziato per gioco ora fa parte della mia vita ogni giorno, quello spazio fisico che è la mia cucina dove condivido ogni cosa è diventato virtuale e ha aperto le porte a tutti. Vi avevo già brevemente accennato di come vivo questa esperienza nel post precedente, ma a breve vi prometto che parlerò meglio di come è nato tutto! Per ora ringrazio tutti quei lettori che mi seguono giorno per giorno, tutti quelli che amano lasciare commenti, tutti quelli che sbirciano senza commentare, tutti quelli che riflettono sulle mie parole, tutti quelli che a volte si ritrovano nei miei pensieri, tutti quelli che provano a ricreare qualche volta le mie ricette, tutti quelli che mi chiedono consigli e si fidano, tutti quelli che mi salutano per strada e mi fanno domande, a tutti, vi regalo baci, perchè un anno così è davvero speciale, un anno con voi, un anno di idee.

Settembre è un mese eccezionale, pieno di anniversari e compleanni, tra poco quello della mia piccina, ma ora gustatevi questi baci, tutti per voi!

BACI DI CIOCCOLATO (per 30 pezzi)

70 gr di panna fresca (non montata)
240 gr di cioccolato gianduja
120 gr di granella di nocciole
300 gr di cioccolato fondente
30 nocciole intere

Scalda la panna fresca e unisci il cioccolato gianduja. Mescola fino ad ottenere una crema omogenea. Aggiungi la granella di nocciole e mescola. Forma con una tasca da pasticcere senza bocchetta tanti mucchietti grandi come una noce su un foglio di carta da forno. Metti in frigo per un'ora. Togli dal frigo e metti sopra ognuno una nocciola intera. Fondi il cioccolato e con una forchetta immergi i cioccolatini. Lascia raffreddare e servi nei pirottini.

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11 settembre 2009

Latte sodo alla banana


Quando curi un blog accadono molte cose. All'inizio pensi di creare un piccolo giardino dove puoi raccontarti, dove metti le cose migliori, un posto comodo per te e i tuoi pensieri, i tuoi lavori, il tuo quotidiano. Mentre la giornata scorre e sei in silenzio coinvolta nelle varie faccende da sbrigare la tua mente lavora al blog. Lavora nel tuo giardino. Le idee accorrono e fanno a gara per essere scelte, ma la giornata è lunga, solo un paio al massimo saranno in grado di diventare veri semi da piantare. E di germogliare. Allora cominci a proteggere quei semi come fossero un tesoro. Le cose da fare aumentano, il lavoro ti occupa gran parte del tempo, ma tu, irrefrenabile e caparbia, non lasceresti mai disperdere quei semi. Dopo la buonanotte finalmente te ne puoi liberare. Li hai accuditi per tutto il tempo, è ora di lasciarli andare nel giardino a vivere. Ti senti sollevata, in fondo questo spazio lo hai creato per stare in pace, lo hai creato per te.

Ma in tutto questo zelo hai dimenticato che la chiave per entrare ce l'hanno tutti.

Il piccolo giardino è cresciuto. Qualcuno mi incontra per strada e mi fa i complimenti. Molti non amano lasciare i commenti. E' strano, crei uno spazio web e poi ti trovi sempre a parlarne a voce e scambiare commenti e consigli al telefono o per strada. Tutti, in ogni caso, mi chiedono di pubblicare ricette facili. Ho scoperto di non essere l'unica a non avere tempo, e per assurdo, credo di avere più tempo di tutti gli altri!

Un dessert facile facile, fresco, leggero, per salutare l'ultimo spicchio d'estate per salutare tutti quelli che mi incontrano.

LATTE SODO ALLA BANANA

400 gr di latte
2 cucchiai di miele
2 banane (circa 400 gr)
un cucchiaio colmo di maizena
1 limone o un lime

Ricava la scorza dal limone o dal lime e mettila in un pentolino con 300 gr di latte e il miele. Porta al limite dell'eboliizione ed elimina la scorza. Aggiungi la maizena sciola con il latte freddo rimasto (100 gr) e prosegui la cottura per 4 minuti mescolando continuamente, in modo da ottenere una crema bianca e densa che lascerai intiepidire.
Frulla le banane (tranne qualche fettina per la decorazione) con il succo di lime o di limone e aggiungi al latte sodo. Distribuisci in 4 bicchieri e lascia raffreddare in frigo per almeno 2 ore.

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08 settembre 2009

Marmellata di fichi [alla liquirizia] + Schiacciata di fichi e rosmarino



Sono sempre alla frutta,
ma posso riprendermi tutto,
appena lo voglio
appena decido.
E'... che adesso mi piace così.
E' dolce rimanere immobili.
Gustare questo momento della vita di un fiore appena sbocciato.
Lasciare che il suo profumo inebri le mie ore.
Permettersi di essere assorbita solo dalla sua voce.
Tornare bambina e ricordare tante cose spensierate.
Adesso mi piace così.

Una marmellata e una schiacciata, per trastullarmi nel dolce sapore della frutta con un pizzico di tono amaro, per ricordarmi di tornare con i piedi a terra, qualche volta, quando deciderò.


MARMELLATA DI FICHI [Alla liquirizia]

800 gr di fichi neri sbucciati (piccoli e sodi)
400 gr di zucchero di canna grezzo [che ha il tipico aroma di liquirizia]
(Io ho usato quello biologico integrale COOP)
Succo di due limoni

Versa i fichi sbucciati e tagliati a metà in una pentola, unisci lo zucchero e il succo dei limoni e fai cuocere 45 minuti. Quando la marmellata ha raggiunto la densità desiderata versala nei barattoli ancora caldi, sterilizzati, chiudi ermeticamente e rovesciali 15 minuti. Conservala al buio 6 mesi, se la apri conservala in frigo.


SCHIACCIATA DI FICHI e ROSMARINO

500 gr di farina 0
200 gr di acqua a temperatura ambiente
mezzo cubetto di lievito di birra
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di zucchero
50 gr d strutto
16 fichi (8 verdi 8 neri)
3 rametti di rosmarino

Fai la fontana con la farina e versa al centro il lievito sbriciolato e lo zucchero. Mentre versi poco alla volta l'acqua comincia ad impastare. Aggiungi il sale e lo strutto e termina ottenendo un impasto morbido come quello della pizza. Lascia lievitare un'ora in un posto caldo. Stendi l'impasto in una teglia e cospargilo di rosmarino che avrai tritato finemente. Copri con le fette di fichi sbucciati alternando i due colori e insaporisci con un po' di sale. Cuoci a 200° per 20 minuti e servi con del prosciutto crudo.

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28 agosto 2009

Succo e marmellata di pesche bianche



Sono alla frutta. Si dice così, vero? Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, certo mi aspettavo più in là nel tempo... ma quanto più in là se ho già i capelli bianchi? 

Non risolvo le cose certo ironizzando, il fatto è che non so più dove sono. 
Certo sono seduta, scrivo, sono al mare, nuoto, sono al mercato,compro verdura, sono per strada, chiacchiero con un passante, in macchina, penso a guidare, sono, nel senso di "mi trovo". 

Ma IO, IO dove sono? Io non mi ritrovo. 
Dove sono le mie letture preferite? dove è andata a finire quella Banana Yoshimoto che mi faceva sognare? E i viaggi di Chatwin che mi lasciavano senza fiato? Le poesie d'amore di Sibilla Aleramo? La lampada soffusa accesa fino a tarda notte in sala? La mia musica etnica? Il novecento di Tiziano Terzani? Le lezioni di Yoga?

Cammino per casa scalza, inciampo nei giochi, libri della Pimpa, animali di stoffa che solo lei sa far parlare [a me non sono mai piaciuti, ma la Viola ci fa dei gran discorsi], palloncini, scarpine, il silenzio, lei dorme, se è sveglia ride e cerca di parlare. 

Il tempo si è dilatato perchè in quello stesso tempo in cui vivevo sola ora ci vivo in tre, ma paradossalmente per me non ho più spazio, in questo tempo dilatato. 

Credevo che questo momento arrivasse più in là. Lo pensavo guardando il mio album fotografico da bambina, guardavo mia madre che si divideva con altri quattro [mio padre e noi tre]. 

Non mi ero mai resa conto però che mia madre avesse la mia età in quelle foto. Perciò credevo che questo momento arrivasse più in là, quando è quasi naturale investire le energie solo sull'altra parte di te: i figli. Ma la vita non sono i figli. Nonostante lo sappia bene, sono comunque alla frutta.

Sono diperatamente innamorata di questa piccola famiglia che cresce.

Dai fiori nascono i frutti, dalla frutta i succhi e le marmellate per godere dei sapori estivi anche nell'inverno che è alle porte.








PER 2 lt circa di SUCCO DI PESCHE:

200 gr di zucchero
1 lt di acqua
500 gr di pesche bianche pesate già sbucciate e denocciolate, a pezzetti

Fate bollire l'acqua con lo zucchero e quando lo sciroppo è ancora caldo tuffateci dentro i pezzetti di frutta. Frullate il tutto con un mixer ad immersione oppure poco per volta in frullatore tradizionale. Riempite le bottiglie o i barattoli sterilizzati, chiudete ermeticamente e fatele bollire in una pentola per mezz'ora. [in questo modo potrete conservarlo a lungo, altrimenti se saltate questa fase consumate il succo entro due giorni].



MARMELLATADI PESCHE BIANCHE

1 kg di pesche bianche pesate già sbucciate e denocciolate, a pezzetti
400 gr di zucchero
100 gr di miele
il succo di un limone

Lasciate per una notte i pezzetti di pesca a macerare nel miele e nel succo di limone in frigorifero. Il giorno dopo mettete la frutta e lo zucchero in una pentola e fate cuocere circa 30 minuti finchè la marmellata non avrà raggiunto la consistenza desiderata [Fate questa prova: prendetene un cucchiaino e versatelo su un piatto inclinato, se scorre con molta lentezza la marmellata è pronta].

Versate nei vasetti sterilizzati, chiudete e rovesciate 15 minuti. Conservate in luogo fresco e buio, se la aprite conservate in frigorifero.

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04 agosto 2009

Torta di rose


Sono circondata dai fiori. Ne sono spuntati ovunque nei nostri vasi, alcuni non li avevo mai visti prima. Quando li guardo penso alla loro nascita che è magica, quasi sacra, legata al volere del vento e degli insetti che trasportano i semi ovunque e, decidono all'improvviso di liberarsene lasciandoli cadere nella terra umida dove andranno a morire per divenire altro. Fiori per l'appunto. Il vaso più colorato è quello che si trova di fronte alla stanza della mia Viola... neanche a dirlo: Similia cum similibus. A dire il vero qualcosa hanno in comune, anche la nascita di Viola è stata una specie di miracolo, in barba a tutto quello che i dottori avevano detto. E' nata così, caparbia, piena di vita e di curiosità, mi impressiona a volte per quanta grinta mette nelle cose, così piccola eppure così energica, sempre con il sorriso pronto... I fiori hanno sempre segnato i giorni più felici della mia vita, perchè allora non regalarmene uno da curare ogni giorno per tutto quello che mi resta ancora da vivere? Un giorno le racconterò ogni cosa, prima che impari a leggere i miei pensieri su questo spazio, un giorno scoprirà come per me, lei, sarà sempre il mio unico fiore del quale avrò sempre cura.

Anche Roberta_filava_filava ha giocato con i fiori in queste ultime settimane, perchè non trasformarli in qualcosa di dolce da provare a colazione?

TORTA DI ROSE e ARANCE

1 cucchiaio zucchero
scorza di 1 limone grattuggiata
150 gr. latte
1 cubetto lievito di birra
3 cucchiai olio
3 tuorli d’uovo
350 gr. farina
1 pizzico di sale

Per il ripieno
6 cucchiai di marmellata di arance amare
3 cucchiai di zucchero di canna

Fate la fontana con la farina e mettete al centro i tuorli, lo zucchero, l'olio, il sale, il cubetto di lievito sciolto nel latte. Impastate finchè non avrete tra le mani una massa morbida ed elastica. Stendetela a forma di rettangolo in una sfoglia abbastanza sottile (vi può aiutare stenderla su un foglio di carta da forno) e spalmatevi sopra la marmellata. Cospargete di zucchero di canna e arrotolate nel verso del lato più lungo in modo da ottenete un lungo rotolo di pasta. Tagliate il rotolo in tocchetti di 3 o 4 centimetri e chiudeteli alla base (come le rose). Disponeteli in una teglia imburrata e infarinata un po' distanziati e fate lievitare un'ora al caldo. Infornate 35 minuti a 180° forno statico (non ho usato il ventilato questa volta).

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31 luglio 2009

Raviggiolo [fatto in casa]

In una delle biblioteche dove lavoro ho trovato un libro davvero speciale: Formaggio fai da te: istruzioni per produrre in casa un buon formaggio di Matilde Calandrelli e Donato Nicastro, ed. Caseus. E' un manuale molto dettagliato e le sue ricette sono davvero accattivanti. Ne ho scelta una, il raviggiolo, perchè volevo mettermi alla prova, una cena fresca estiva, un concentrato di latte per la mia piccina che ora può mangiare tutto! Prima di adoperarmi in questa nuova avventura culinaria ho dovuto però acquistare il 500simo attrezzo per la mia cucina: il termometro da latte. Ormai sembro un ristorante da quanti attrezzi ho, il guaio è, come dice Andrea, che li uso tutti e non riesco a separarmene. Ma che ci posso fare se il mio regno è la cucina? Ps: anche Viola sta sempre lì con me, vuol vedere ogni volta come preparo i suoi piatti perchè anche lei come noi comincia a mangiare prima con gli occhi!

Dopo tanti mesi di biberon di latte... un concentrato solido e fresco per i suoi dentini!

Raviggiolo fai da te

2 litri di latte alta qualità intero
2 cucchiaini di caglio (si acquista in farmacia)
1 cucchiaino scarso di sale
1 cucchiaio di yogurt naturale

INDISPENSABILE: un termometro da latte + fuscelle [4 o 5]

Versa il latte in una pentola e metti sul fuoco. Fai raggiungere una temperatura di 37° tenendo a portata di mano il termometro per controllare. Spegni il fuoco e aggiungi lo yogurt e mescola. Aggiungi ora il sale e il caglio. Lascia coagulare la massa per circa un'ora. Quando è coagulata, cioè sarà diventata come un budino, rompila in pezzi con un coltello tagliandola. Dopo cinque minuti con un mestolo riempi le fuscelle (sono ottime quelle piccole della ricotta che regalano al supermercato) con la cagliata (i pezzi che hai rotto tagliandoli con il coltello). Poni le fuscelle in un contenitore dai bordi alti e lascia sgocciolare il siero dalla cagliata per circa un'ora raccogliendolo.[Da questo si potrà fare la ricotta! prossima puntata!]
Ora le fuscelle saranno piene a metà!
Metti in frigo sempre mantenendo il formaggio nelle fuscelle, su un piatto fondo.
A questo punto il formaggio è pronto, puoi tenerlo in frigo al massimo per due giorni e ogni volta che noti del siero nel piatto provvedi ad allontanarlo.

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17 luglio 2009

Bocconcini di ricotta fritta


Con questa ricetta inauguro una nuova etichetta: "facile_facile", dedicato a tutti quelli che come una certa mia carissima amica si ostinano a credere ancora di non saper far nulla in cucina! Ci troverete ricettine semplicissime, con al massimo 5 ingredienti, sempre perfette nella riuscita finale! Allora perchè non provarle?
Quando avanzava la ricotta in casa mia mamma ci faceva sempre queste deliziose crocchette, mi è rivenuto in mente mentre vuotavo il più possibile il frigo per via della nostra assenza per pochi giorni da casa. Tornerò sulla mia adorata isola S. Nicola. Quando tornerò spero di aver raccolto molti pensieri per poterli trasformare in cibo.

All'oro, al sole, all'estate, alle crocchette...

BOCCONCINI di RICOTTA FRITTA

per 4 persone
350 gr di ricotta di mucca
2 uova intere (se sono grandi ne basta una)
pangrattato
Olio di semi per frittura (io uso quello di arachidi)

Lasciate scolare la ricotta a lungo, se usate quella avanzata in frigo ancora meglio, deve essere asciutta e compatta il più possibile. Tagliatela in pezzetti delle dimensioni di una piccola noce (potete anche romperli a mano irregolari sono più belli) e tuffateli nelle uova battute (tuorlo+albume). Impanateli nel pangrattato pochi alla volta e quando l'olio sarà caldo (fate questa prova per vedere se è pronto: immergete la punta di un manico di un cucchiaio di legno (quelli che si usano per il sugo per intenderci) se si formano delle bollicine di olio intorno al legno allora l'olio è pronto), cuoceteli per un minuto girandoli a metà cottura. Scolate su carta assorbente e cospargeteli di sale.
Buon appetito!

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30 giugno 2009

Gelatine di vodka al salmone


Ogni volta che catalogo libri comincio a sognare. Il lavoro mi scivola veloce tra le mani come i pensieri in testa. Non ho tempo per leggerli, devo velocemente trarre i loro dati e inserirli nel sistema informatico. Non ho tempo per sentire la loro voce. Non ho tempo per ascoltare il fruscio delle loro pagine. Non posso rispondere al loro richiamo. Sono come le sirene di Ulisse. Devo correre, in fretta, di corsa, libri su libri,
polvere,
etichette,
corri,
opac internazionali,
soggetto,
classe,
inventario,
correre,
un caffè,
lavorare a cottimo. Questo significa mettere tappi nelle orecchie e sognare di vivere tra le loro pagine, senza farne parte, senza lasciarsi andare alle loro storie. Questo significa guardare da lontano il mondo e ripromettersi di avere del tempo per cedere ogni tanto alle tentazioni. Ma il tempo non c'è mai, è volato di corsa, e ora devo ricominciare a correre, prendere il bus, tornare a casa, fare da mangiare, ridere, giocare, amare.

Salmone e vodka, sarà banale, ma catalogare libri in russo mi faceva gelare il cuore immaginando la magica S. Pietroburgo sotto la neve.

GELATINE DI VODKA AL SALMONE

100 gr di salmone fresco
6 fogli di colla di pesce (gelatina alimentare)
Vodka al limone
acqua
limone

Cuocete il salmone al vapore e fatelo raffreddare. Lasciate ammorbidire la gelatina in un po' d'acqua fredda. Strizzatela e fatela sciogliere in un pentolino con un po' di succo di limone e vodka. Allungatre il liquido con dell'altra vodka (un bicchierino) e un po' di acqua. Spezzettate il salmone e mettetelo nelle formine del ghiaccio. Versate il composto di vodka, limone, acqua e colla di pesce ancora caldo nelle formine e fate rapprendere in frigorifero finchè dopo tre ore potrete sformarle nei piatti, scegliendo magari di fare degli spiedini con gli spaghetti crudi!

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19 giugno 2009

Marmellata di fragole e menta


Avevo un cuore grande. Gigante, meglio. Se fino a pochi anni fa mi avessero fatto una risonanza a tutto il corpo avrebbero scoperto un'anomalia davvero singolare: l'intero corpo occupato dal cuore. Niente organi, solo cuore, niente spazio vuoto, tutto occupato solo dal mio smisurato cuore. Mi avrebbero fatto analizzare, sarei finita sulle pagine delle riviste più accreditate di medicina, sarei andata in qualche ovvio talk show e poi finita nel buio. La donna dal cuore più grande. Dimenticavo che avrei anche vinto un posto sul Guinness World Records. Meno male, ho scampato il pericolo. In questi ultimi anni ho cominciato a consumarlo. Dovunque sono stata ho lasciato, come Pollicino, un pezzetto di cuore sperando di tornare a prenderlo. A chiunque abbia conosciuto ne ho regalato, su uno splendido piatto, una fetta. Credevo che si autogenerasse di nuovo, mi sbagliavo. Man mano che lo facevo a pezzi, lo trafiggevo, lo frantumavo per averne sempre un po' a disposizione, non aveva più la forza di tornare ad occupare il suo smisurato posto incomodo. Ora se ne sta in un angolino, nonostante sia piccolo ha imparato a darsi con misura, senza perdere d'intensità, senza smettere di sentire che è, nonostante tutto, IL MIO ADORATO CUORE.

L'ultima che ha combinato...si è sciolto in una spremuta d'amore, la marmellata di fragole e menta.

Per 4 vasetti

1 Kg di fragole
600 gr di zucchero
8 foglie di menta
il succo di 1 limone

Lava le fragole e mettile intere in un contenitore con lo zucchero e il succo di limone. lascia a riposo per una notte. L'indomani versa tutto in una pentola e dopo circa 30 minuti di cottura aggiungi le foglie pulite di menta. Dopo altri 30 minuti estrai le foglie e fai la prova del piattino per vedere se è della consistenza giusta. Quando è pronta versala nei vasetti sterilizzati e lascia raffreddare prima di chiudere.

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24 maggio 2009

Coming soon!

Fiori di zucca ripieni



Fare il brodo vegetale ogni due giorni non è proprio piacevole, soprattutto se poi avanza tanta verdura bollita, ma per la mia piccina questo ed altro! In compenso andando al mercato per cercare delle zucchine piccole e fresche, ne ho trovate di bellissime con i loro fiori intatti! Amo il mercato rionale, e non preferisco andare all'ipermercato, anche se lì c'è più scelta, per via del rumore e della confusione che in genere da buona bibliotecaria tengo molto a distanza. Amo il silenzio, amo parlare con la gente a bassa voce (solo la mia risata rompe le regole...), amo ascoltare i miei pensieri, amo raccogliere quelle idee che mi balenano in un grande libro immaginario, un diario segreto, dal quale forse un giorno attingerò per realizzare almeno un altro sogno oltre tutti quelli che già fanno parte del mio quotidiano.

Fiori in cucina, ma non in un vaso...cosa c'è di meglio?

8 fiori di zucca
8 uova di quaglia
pane (3-4 fette)
olio
sale
prezzemolo

Togliete il pistillo ai fiori, sciacquateli delicatamente e lasciateli scolare. Fate rassodare le uova di quaglia e una volta fredde sgusciatele. Intanto sbriciolate il pane, unite il prezzemolo, l'olio, il sale e con un cucchiaino aiutatevi per riempire i fiori , prima di chiuderli girando un po' i petali aggiungete un uovo all'interno. Metteteli in una terrina e cospargeteli di briciole di pane, un filo di olio di oliva e infornateli a 180° per 10 minuti.

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23 maggio 2009

Rotolo di verza



Di nuovo la verza? Eh sì, ma oggi è l'ultima volta, solo perchè è finita la sua stagione però! In realtà considero le verdure così versatili che le cucinerei ogni giorno, ma a quel punto mangerei solo io perchè il resto della truppa andrebbe a gambe levate a casa delle nonne/parenti vari in cerca di altro...
Molto spesso mi capita di cucinare utilizzando quello che trovo al volo in frigo e dispensa... oggi era proprio la giornata ideale...una verza, del tonno, mais e via!

Il rotolo nasce dalle prime prove per i prossimi picnic all'aria aperta...

Per 6 persone

12 foglie di verza
1 scatola di tonno all'olio di oliva
5 fette di pane in cassetta sbriciolate
1 scatola piccola di mais
sale
olio di oliva
aneto

Scottare le foglie di verza e scolarle (non buttare via l'acqua). Stenderle su un canovaccio o una tovaglietta di bambù (tipo quelle per fare il per sushi) formando un grande rettangolo. Stendere il composto di pane, olio, tonno, mais, sale e aneto (se non l'avete usate la spezia che preferite) precedentemente amalgamato. Arrotolare e avvolgere in un foglio di pellicola per alimenti. Cuocere al vapore 10' o sbollentare nella stessa acqua di cottura della verza. Fare raffreddare e affettare... buon pic nic!

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12 maggio 2009

Clafoutis di carciofi


Adoro le verdure. Così quando anche Roberta mi ha detto che uno dei suoi ingredienti preferiti è il carciofo... non ho resistito. Ricordo che con mia madre facevo i carciofini sott'olio e avevamo le mani nere per giorni a furia di sfogliarli, oppure l'unico modo in cui ce li proponeva a tavola erano ripieni... esserini tanto piccoli si trasformavano in bombe a mano, pieni di pane e di carne, bombe appunto. Cerco sempre di snellire le sue ricette usando pochi ingredienti perchè ho la sensazione che i sapori si accentuino e non si confondano. Spero vi piaccia riproporre a cena un piccolo clafoutis con le verdure che più vi piacciono!

Un soffice clafoutis al carciofo nasce al pensiero di Roberta, una donna dolce e pungente allo stesso modo.

Per due clafoutis

1 uovo
2 cucchiai di farina
50 ml di latte
sale
1 carciofo
1 limone

Pulite il carciofo e sfogliatelo fino a tenere solo la parte più tenera. Affettatelo e lasciatelo un'ora in un recipiente con acqua e il succo del limone.
Intanto sbattete l'uovo con la farina, unite il sale e fate scendere a filo il latte amalgamandolo lentamente mentre girate con la frusta.

Imburrate due formine e distribuite tre fette di carciofo in ciascuna. Coprite con il preparato e infornate 20 minuti a 190°.

Servite con un'insalatina croccante e, se avanza, qualche fetta di carciofo crudo in pinzimonio spolverizzato di rosmarino.

09 maggio 2009

Cialde di fragola


Avete presente quando mangiate qualcosa di veramente goloso e vorreste che non finissse mai? A me succede spesso... Devo limitare le mie porzioni per ovvie ragioni (altrimenti avrei un altro tipo di blog/hobby) e mentre assaporo ogni più piccola sfumatura del piccolo composto alkemiko ooops ...è già finito! Allora che fare? Mangio anche il piatto? Già... perchè non creare dei piatti o coppette commestibili come il cono del gelato? Mi sono messa all'opera, ho creato un piccolo nido alle fragole che ora imperversano al mercato così rosse e succose! Credo che si possa replicare anche per un buon gelato tra amici, una macedonia, una mousse o un sorbetto... perciò buon dessert a tutti!


Per quei piccoli piaceri che vorremmo non finissero mai, come quando chiedevi a qualcuno di leggerti per l'ennesima volta la stessa storia dal tuo libro preferito.

Per 8 cialde:

75 gr di burro
75 gr di zucchero a velo
75 gr di farina
2 albumi
1 bustina di vanillina

1 cestino di fragole
limone
zucchero
panna

Sbattete tutti gli ingredienti con una frusta fino a creare una crema liscia e densa come una pomata. Formate con il cucchiaio dei dischi di crema di 12 cm su un foglio di carta da forno bagnata e strizzata.
Infornate a 200° per 5 minuti finchè non vedete prendere colore lungo i bordi. Togliete dal forno e rovesciateli sulla base di un piccolo bicchiere per dare forma. Togliete la carta da forno e fate raffreddare. Appena sono fredde e asciutte riempite le cialde!

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17 aprile 2009

Involtini di verza


Chi non è mai stato sull'altalena. Io ci sono cresciuta. Così oggi, terminato il lavoro, ho scoperto che fuori dell'aula di informatica c'era ancora tanta vita da sembrare di far ripartire da zero la giornata. I vestiti comodi, il marsupio per abbracciare Viola e le chiavi di casa. Nel giardino le grida dei bambini e gli ultimi raggi di sole ci hanno accolte tra il profumo dell'erba tagliata nel pomeriggio. Nel giardino sotto casa ci sono tanti giochi, ma io cerco solo l'altalena. Quando mi ci siedo la mente si riazzera. Mi sembra che i pensieri vengano spazzati via da quell'andare e venire e, proprio quel movimento quasi consolatorio ti fa tornare come tra le braccia di una madre. Mentre lanciavo in aria le gambe sentivo tutta le leggerezza dell'infanzia e rivedevo quelle foglie verdi e grandi che accoglievano i miei lanci e a volte accarezzavano i miei capelli. Per la prima volta dopo molti anni ho potuto rivivere quei preziosi momenti, perchè quando hai un bambino ti sono concessi molti doni, uno dei quali riscoprire una parte della vita che credevi di avere sepolto in fondo al cuore. Viola mi ha ridato una parte di esistenza che avevo dimenticato. L'altalena mi ha ricordato quel verde che proteggeva i nostri voli spensierati.

Le foglie di verza così rugose e ricche di venature mi ricordano le foglie dei platani sotto i quali, in un vecchio giardino, mia zia ci portava a volare.

INVOLTINI DI VERZA

1 piccola verza
200 gr di carne macinata
1 uovo
3 cucchiai di parmigiano
6 fette di pane in cassetta
latte
sale
prezzemolo

Staccate le fogli di verza e lavatele. Cuocetele al vapore o sbollentatele pochi minuti nell'acqua bollente salata. Scolatele e riempitele del composto ottenuto mischiando il pane sbriciolato, un po' di latte, il sale, la carne, l'uovo, il parmigiano e il prezzemolo. Richiudete come tanti fagottini e poneteli di nuovo nel cestello a vapore o in padella. Cuocete altri 15 minuti.

15 aprile 2009

Crepes mare e monti



Mia madre dice sempre che il fazzoletto non si regala, il perchè inutile dirlo, "porta male". "Porta male" anche regalare il pane e il sapone. In realtà più che portare sfortuna credo che queste credenze siano nate dal fatto che chiedere in prestito delle cose senza mai ricambiare ti avrebbe condannato ad un'esistenza di inferiorità e di continuo bisogno. Perciò se ti regalano una di queste cose devi ridare simbolicamente dei soldi anche non commisurati al valore dell'oggetto per sdebitarti subito. Queste convinzioni mi hanno sempre affascinato. Per tutta la vita ho sempre cercato di capire da dove derivassero e a volte, trovavo le risposte sui libri, altre volte fantasticavo. Certo, se avessi chiesto a mia madre, prontamente mi avrebbe risposto "perchè sì" liquidando così la mia innata curiosità. Per lei è un dato di fatto indiscutibile. Ma le convinzioni sono interessanti se non limitano la propria libertà e quella di chi vive intorno a te. E lei ne ha tantissime. Il pane, il sapone e il fazzoletto sono solo la punta dell'iceberg. Le perle non vanno mai regalate, portano le lacrime, i coltelli separano gli affetti, il bambino non può passare sul tavolo altrimenti non cresce, non puoi stendere di notte i vestiti del bambino perchè la luna influisce sul suo umore e una serie infinite di altri recinti mentali... Ho fatto chiaramente sempre il contrario, le negazioni si sa spingono all'affermazione, ma che dirvi? Non ci credo eppure ogni volta ci penso!

E' stata una lunga settimana, ho pensato alle lacrime di tutte quelle persone che hanno perso ogni cosa nel terremoto. Ho pensato ai fazzoletti, quelli candidi di lino, con le iniziali ricamate a mano, quelli che ancora qualcuna come me porta in borsa. Io però se servisse lo regalerei volentieri ad una persona che piange.

CREPES MARE E MONTI

per 14 crepes:
250 gr di farina autolievitante
3 uova
40 gr di burro fuso
500 ml di latte

Lavorate la farina setacciata con le uova e 250 gr di latte. Salate, aggiungete il latte rimasto e il burro fuso. Coprite e fate riposare 30' in frigo. Preparate le crepes.

per il ripieno:
400 gr di ricotta di mucca
2 zucchine tagliate a pezzetti
200 gr di gamberetti

Unite gli ingredienti cotti e raffreddati (zucchine e gamberetti) alla ricotta e riempite le crepes con un cucchiaio di composto. Piegate le crepes a fazzoletto.

per la salsa
100 gr di mascarpone
200 gr spinaci

Scaldate gli spinaci lessati in una padella, unite il mascarpone e fate cuocere 5 minuti. Frullate e versate sulle crepes. infornate 10 minuti a 180°.

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04 aprile 2009

Cannoli alla panna


Mi piacciono i gusti forti e decisi, come certe persone, che sono capaci di scuotermi con la loro determinazione. Così il caffè lo prendo solo amaro. Così è il cioccolato, per me, solo nero, fondente. Me ne basta poco per sentirne tutta l'essenza, così assoluta e piacevole; me ne basta poco per tornare ad occhi chiusi indietro nel tempo con la memoria. Ricordo che per la Pasqua la mamma preparava sempre dei dolci dalle forme antiche. Passavamo pomeriggi interi in cucina, con il grembiule ricamato, i capelli legati e il vecchio e logoro ricettario. Non si poteva risponedere al citofono nè al telefono perchè bisognava dedicarsi anima e corpo al lavoro, i compiti di scuola si facevano dopo cena ormai quasi in pigiama e agli amici, per quella settimana, non potevi dare appuntamenti. C'erano le mandorle da spellare, tostare e tagliare a mano,la cannella da triturare nel mortaio, intere tavolette di cioccolato da sciogliere. Ricordo che nonostante dopo anni le avessimo regalato un robot da cucina, lei preferiva che si facessero tutte queste operazioni ancora a mano. Mentre si preparavano gli ingredienti ci raccontavamo le storie. Io quelle di scuola, lei quelle d'infanzia. Ogni anno le stesse. D'altronde, era stata bambina solo una volta. A fine serata cuori, cavalli e pupe facevano il loro ingresso in sala da pranzo, come in un corteo trionfale, lucidi di copertura e confettini un po'ovunque, occhi di zucchero e proprozioni non proprio vitruviane. A quella vista dimenticavamo tutta la fatica e le ore in piedi, ma certamente la cosa che adoravamo di più era la certezza che avremmo avuto l'odore di cioccolato in casa per tutta la settimana.
E' quasi Pasqua, in casa iniziano a circolare ovetti e gusci rotti di uova così li metto via per dei veloci dessert che accompagnano sere semplici, come questa, film e riflessioni ad alta voce a tavola.

Questi cannoli sono il ricordo della Pasqua e dei dolci di mia madre. L'estrema semplicità al ricordo dell'estrema laboriosità.

Per 4 cannoli:

100 gr di cioccolato fondente
Acqua ghiacciata
Panna montata

Sciogliete il cioccolato a bagnomaria o sul fuoco dolce. Con un pennello da cucina stendetene uno strato sottile disegnando un quadrato su un pezzetto di carta da forno. Mettete il foglio in acqua ghiacciata, lo shock termico farà staccare la sfoglia di cioccolato dalla carta e in pochi secondi le potrete dare la forma che desiderate. Create così dei cannoli come se arrotolaste dei fogli di pergamena.
Lasciateli asgiugare due minuti, e riempiteli con della panna spray.
Buon dessert!

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03 aprile 2009

Schiacciate allo zafferano


Da mesi ormai ho messo da parte il bastone della pioggia... inutilmente! Da qualche parte ci sarà sicuramente qualcuno che ci starà giocando! Ho pensato a lungo al sole oggi. Al solo pensiero ne ero quasi abbagliata, cercavo di ricordare il luccichio del mare nelle prime ore del mattino, i primi timidi raggi della giornata, l'aria fresca, la giacca a vento, le rondini. Cercavo di ricordare perchè ormai sono giorni che piove! Non voglio che questo blog diventi il ritrovo dei luoghi comuni, e quello del tempo-clima è purtroppo quello che temo di più, ma oggi avevo disperatamente bisogno di curarmi col GIALLO SOLE. L'ho cercato ovunque, in ufficio solo un evidenziatore, per strada qualche oggetto in vetrina, sul pullman la fede al dito, a casa le mie spezie! Niente è più giallo sole dello zafferano... Così ho lasciato che sporcasse le mie mani e che impastando mi scaldasse come il ricordo di quei timidi raggi che, forse, domani troverò.

Il pane nasce dal bisogno di sole.

Per 8 schiacciatine:

350 gr di farina 00
1 bustina di lievito secco
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di zucchero
1 bustina di zafferano
30 gr di olio extravergine di oliva
150 gr di acqua tiepida

Setacciate la farina con il lievito e lo zucchero, aggiungete l'acqua e lo zafferano e iniziate ad impastare. Aggiungete il sale e l'olio e impastate per almeno 5 o 10 minuti fino ad avere tra le mani un impasto caldo, morbido ed elastico.
Lasciate lievitare 40 minuti. Riprendete l'impasto, formate 8 schiacciatine di 1 cm di altezza e lasciate lievitare altri 30 minuti mentre scaldate il forno a 200°. Praticate dei tagli sulla superficie delle schiacciate con un coltello affilato e infornate per 20 minuti.
Questo pane dal sapore deciso è ottimo per accompagnare una cenetta di pesce!

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01 aprile 2009

The alla menta


Una strana sensazione: il sapore del Marocco in bocca e nelle orecchie i Balcani della Kocani Orkestar... ore 17.00 tea time, oggi, solo per me. E' cresciuta tanta menta nei miei vasi, così verde e rigogliosa...mi ha fatto ricordare quel viaggio in Marocco dove tutto era MENTA! L'ho intrappolata nell'acqua per continuare a godere della sua clorofilla anche dopo averla recisa, ne è venuto fuori un bicchiere dove ho bevuto del the verde proveniente proprio da quel viaggio. Dicono che la caratteristica stia nella procedura e nell'utilizzo della mitica teiera d'argento, che non poteva non trovare un posto in valigia! Così ho seguito le solite procedure (bollitura, roteazione dell'acqua e ricambio, aggiunta di zucchero di canna e riposo) ed eccolo qui mentre si nasconde nel mio bicchiere di ghiaccio!

28 marzo 2009

Spaghetti neri alle uova di lompo


MARE IN TEMPESTA

Mi sono sempre piaciute le storie. Per intenderci non le favole, storie vere, quelle i cui personaggi potevi poi incontrarli nella realtà, quelle che ti facevano fantasticare oltre ogni limite della fantasia.
Dicono che sia venuto dal mare, il suo coraggio, la sua forza, la sua determinazione.
Un giorno lo portarono per mare. Lo facevano spesso, a lui piaceva. Si muoveva continuamente perché era eccitato dal vento che spostava con forza i vestiti ed i capelli di sua madre. Sentiva il rumore delle onde e la barca salire e scendere tra i flutti lasciando un senso di vuoto. Era al caldo, protetto, ma sentiva ogni cosa. La voce di suo padre risuonava poco distante e le parole si perdevano lontane, confuse e ovattate. Dicono che i marinai accorsi sulla spiaggia lo chiamassero indietro dicendolo pazzo perché era troppo rischioso. Sentiva la risata di suo padre affondare con coraggio la paura in quel tempo nero, come il mare profondo, il vento impetuoso non dava tregua alla vela. Navigarono per ore, fino all’orizzonte rosso che illuminò per poco quelle profondità nere, fino ad essere inghiottito nella notte. Tornati a riva trovarono ancora qualche curioso rimasto ad attenderli per capire quale uomo avesse tanto coraggio da sfidare il mare con sua moglie e il suo bambino. Al piccolo nessuno chiese mai se avesse avuto paura, era ancora nel grembo di sua madre.
Dicono che oggi sia un uomo di mare, forte, vigoroso, pieno di risorse ma dolce e protettivo come quel caldo grembo che gli fece conoscere la prima tempesta della sua vita. Dicono che il mare l’abbia curato.

Questa pasta nasce da un ricordo che un amico mi ha regalato perché io comprendessi cosa voglia dire “sono nato al mare”.

SPAGHETTI NERI ALLE UOVA DI LOMPO

(per due persone)
200 gr di farina
2 uova
Sale
2 bustine di nero di seppia
100 gr di uova di lompo rosse
1 noce di burro

Impastate la farina con il sale e le uova precedentemente sbattute col nero di seppia. Stendete la sfoglia e tagliate la pasta aiutandovi con la macchina o a mano se preferite fare le fettuccine. Cuocete in acqua poco salata e condite con una noce di burro sciolta in un mestolo di acqua di cottura. Aggiungete le uova di lompo e… buon appetito di mare!

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27 marzo 2009

Grissini ai semi


Il mio tesoro più caro è costituito da una infinita scorta di semi e spezie che ho raccolto e acquistato nei miei viaggi. Ne ho di ogni tipo e colore, ordinati in vasetti trasparenti. Ne sono follemente gelosa. La maga delle spezie, qualcuna mi ha chiamata, ma io preferisco rispondere che quando penso ai segreti alkemici della cucina la prima cosa che mi viene in mente sono proprio le spezie. Bisogna saperle dosare, farle sposare con il cibo scelto, comprenderne il sapore/profumo/colore per permettere che rendano unico il piatto. A volte, quando sono sola, mi bendo gli occhi e provo a sentire il loro profumo esclusivo, lasciando che mi parlino, che mi ispirino e ascolto fino in fondo la loro storia, magica, della terra e della natura che le ha create, del vento che le ha trasportate lontano, in ogni luogo, nella mia valigia, nei miei piatti.

Dalla farina e dai semi nascono questi fragranti grissini, da un sogno, anche ad occhi chiusi, nasce sempre qualcosa.

GRISSINI:
500 gr di farina
1 bustina di lievito secco
2 cucchiani di zucchero
2 cucchiaini di sale
50 ml di olio d'oliva
300 ml di acqua tiepida

Mescolate insieme la farina e il lievito, unite lo zucchero e fate un buco al centro della fontana. versate il sale, l'olio e l'acqua ed impastate fino ad avere un composto morbido ed elastico. Lasciate lievitare al caldo per 30 minuti, poi create i grissini, bagnateli sulla superficie con dell'acqua e cospargeteli dei semi o delle spezie che preferite.
Oggi li ho impreziositi con semi di papavero blu e semi di girasole.
(Per questi ultimi ho messo dei semi anche nella pasta prima di stenderli)
Infornate a 200° per 20 minuti finchè non li vedrete dorare!

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25 marzo 2009

Cestini ai funghi



Era scritto nel fondo del mio primo caffè questa mattina. Si era disegnato da solo, un piccolo cuore dai bordi frastagliati, ma pur sempre un cuore.
Una sera d'inverno, sulle nostre montagne, andammo a cena in una piccola baita nel bosco. Dal parcheggio alla piccola costruzione in legno era buio pesto. Solo i nostri passi in fila sul piccolo sentiero e un filare di luci appena accennate ci facevano andare avanti convinti che prma o poi l'avremmo trovata. Sotto le stelle, nel silenzio, sentivo che sarebbe stata una serata speciale. Il camino, il profumo del ginepro nella carne, i dischi in vinile, i passi di danza, la grolla, le risate, i fondi del caffè. Avevo sentito parlare di questo ristoratore, conosciuto per le sue letture e non avevo resistito. Con la sua torcia sottopose la mia tazzina ad un esame attento. Non so dirvi come: è accaduta ogni cosa.
Bevo davvero litri di caffè, ogni volta ci penso, penso a quante cose lascio scritte nella mia tazzina, ma mai vi assicuro avrei sognato di vedere un cuore.

Per restare in tema... avevo ancora delle formine a cuore che giravano in cucina dalla notte di San Valentino.
Un cestino di funghi nasce dal desiderio di tornare in quei boschi, di sentirne il misterioso profumo notturno...

Ingredienti per due persone:
8 fette di pane in cassetta
4 funghi freschi
2 cucchiai di olio di oliva
prezzemolo
sale
2 cucchiai di parmigiano
2 fette di prosciutto cotto
Salsa all'aceto balsamico

Lasciando una fetta di pane integra come base tagliate le altre tre a castello con un coppapasta o una formina. Sovrapponete e formate così con le 8 fette due cestini.
Spennellate le pareti e il fondo con l'olio d'oliva e riempite con i funghi tagliati a fettine sottili. Unite del prezzemolo tritato e una spolvrata di parmigiano. Mettete in forno 10 minuti a 200°. Intanto spalmate sui ritagli di pane il prosciutto cotto tritato, decorate con salsa all'aceto balsamico.
Buona cena!

22 marzo 2009

Ciambella alle carote



Libro col buco o ciambella all'inkiostro?

Cosa accadrebbe se le mie idee con quelle di un amico si unissero? Se la mia testa e quella di Lorenzo creassero qualcosa di unico e insolito?
Un luogo virtuale dove mangiare e leggere, per intenderci...
Sì, lo so che è già realtà ogni cosa che viene alla mente ormai, è già stato inventato tutto, ma per me sarebbe nuovo. E se poi il progetto fosse a completamento di un percorso di studio in un corso di informatica... sarebbe davvero unico!
Mentre riflettevo su queste ed altre possibilità ho realizzato questo dolce ricco di vitamine e betacarotene, dato che prima o poi arriverà l'estate!!

CAMILLA GIGANTE:
300 gr di farina
200 gr di zucchero
100 gr di olio di semi
100 gr di latte
200 gr di carote
2 uova
50 gr di mandorle
sale
buccia di un limone grattata
1 bustina di lievito

Mettete nel mixer le carote e tritatele, unite le mandorle e lo zucchero e continuate a mixare. Unite le uova, la farina, il latte, l'olio, il sale, il limone e il lievito.
Mixate ancora e versate in una teglia imburrata e infarinata (la mia era in silicone e non serve) infornate a 180° per 30 minuti (io ho usato il forno ventilato).
Buon dolce!!

21 marzo 2009

Gnocchi di ricotta


Per ogni nuovo amico

Succede sempre così, perlomeno a me, quando ho un nuovo amico/a vorrei assorbire ogni cosa di lui/lei ascoltarlo/a fino a notte fonda, e quando sono stanca incontrarlo/a nei sogni per continuare a scoprire la sua esistenza.
Così è la cucina, ogni giorno ne esploro le infinite capacità, quella soprattutto di entusiasmarmi sempre e comunque. Se unisco insieme le due cose, amici e cucina, vengono fuori dei piatti strani dai sapori nuovi come quello che oggi ho realizzato su due piedi, tanto perchè fuori era veramente freddo e la Viola non avrebbe gradito.
Allora, gustate questo piatto di gnocchi alla ricotta con... nettare di fiori!
All prossima!

Ingredienti per due persone:
250 gr di ricotta
200 gr di farina 00
sale un cucchiaino
una noce di burro
1 piccola zucchina
zafferano

Impastate la farina con il sale e la ricotta. Dal panetto ottenuto staccate dei pezzi che stenderete in piccoli filoncini da tagliare a tocchetti (gli gnocchi dovranno essere piccoli).
Rigate gli gnocchi sui rebbi di una forchetta, fateli cuocere in acqua salata finchè saranno a galla.
Nel frattempo fate sfriggere leggermente la zucchina tagliata a fettine sottili nella noce di burro, aggiungete un mestolino d' acqua di cottura e lo zafferano.
Servite con una spolverata di Parmigiano e... Buon appetito!

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15 febbraio 2009

Cioccolatini al pistacchio



E' da tempo che diserto questo spazio. In realtà ho tanto lavoro da pubblicare, ma preferisco iniziare dall'ultimo. Ieri, a causa della neve,d sono rimasta in casa con la Viola e insieme abbiamo cercato di occupare il lunghissimo pomeriggio creando qualche dolcezza. Avevo comperato in una pigra mattinata di passeggio con carrozzino una deliziosa crema al pistacchio BABBI ed ho subito pensato di farla sposare con del cioccolato fondente che piangeva nella dispensa...
Il risultato sono questi fantastici cioccolatini dal verde ripieno.
Ed eccone la ricetta:

100 gr di cioccolato fondente al 50% di cacao
2 cucchiai di panna fresca
2 cucchiai di crema al pistacchio

Sciogli a bagnomaria il cioccolato fondente e spennella le formine creando uno strato che farai asciugare in frigo. Dopo dieci minuti spennella di nuovo per creare lo spessore desiderato dei cioccolatini e rimetti in frigo. Intanto fai bollire la panna e togli dal fuoco aggiungendo la crema al pistacchio. Fai raffreddare e cola qualche cucchiaino di composto nei gusci di cioccolato. Fai rapprendere in frigo per 20 minuti. Copri la base dei cioccolatinio togliendo via il cioccolato in eccesso e rimetti in frigo. Dopo 10 minuti sono pronti per essere sformati!!

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Cucinalkemika. Laboratorio di pensieri tramutati in cibo : 01/12/09 - 01/01/10

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